lunedì 28 maggio 2018

IL MONDO E' ORDINATO

Risultati immagini per severino boezio ascolta la filosofia mentre la fortuna gira la ruota dipinto
E allora ella: "Ritieni tu che questo mondo sia mosso dal caso cieco e fortuito, oppure credi che vi sia in esso un qualche governo razionale?" "Ebbene - risposi - non potrei in alcun modo pensare che cose così certe siano mosse dal cieco caso, so invece che Dio creatore presiede alla sua opera, e non verrà mai il giorno in cui mi allontanerò dalla verità di tale opinione". "Così è [...] Ma vorrei che tu rispondessi anche a quasto: rammenti di essere umano?" " Perchè - risposi - non dovrei rammentarlo?" "Potresti dunque mostrare cosa l'uomo sia?" "Mi domandi se so di essere un animale razionale e mortale? Lo so, e riconosco di essere tale". Ed ella: " Nient'altro sai di essere?" "Nient'altro". "Adesso conosco - disse - un'altra causa, anzi la più grave, della tua malattia: hai smesso di sapere cosa tu stesso sia. Per cui ho scoperto con la massima certezza sia la ragione della tua malattia sia la via per ridarti la salute. Infatti, poichè sei confuso a causa dell'oblio di te stesso, ti affliggi di essere esule e spogliato dei tuoi beni; poichè inoltre ignori quale sia il fine delle cose, credi potenti e felici gli uomini dissoluti e scellerati; poichè inoltre hai dimenticato con quali strumenti sia retto il mondo, ritieni che tali vicende della fortuna si susseguono senza una guida: cause serie, sono queste, che arrecano non solola malattia ma anche la morte. Sia però reso grazie all'artefice della salvezza, giacchè la natura non ti ha ancora completamente abbandonato. Disponiamo di un elemento fondamentale per la ripresa della tua salute: la tua corretta opinione sul governo del mondo, che non consideri assoggettato al caso, ma alla ragione divina; non avere quindi alcun timore, da questa minuscola scintilla scaturirà presto il alore della vita".



Severino Boezio

DALLA REGOLA: L'IMPORTANZA DELLA LETTURA

Alle mense dei monaci non deve mai mancare la lettura. Non si metta a leggere chi ha afferrato a caso un libro, ma incominci alla domenica chi poi leggerà per tutta la settimana. Chi entra in tale ufficio dopo le preghiere finali della Messa e la comunione, si raccomandi alle orazioni di tutti, afinchè Dio allotani da lui lo spirito della superbia.
Immagine correlataSi osservi sempre un rigoroso silenzio; non si deve sentire nessun bisbiglio, ma soltanto la voce del lettore. Quel che è neccessario ai monaci per mangiare e per bere se lo porgano vicedndevolmente senza che nessuno abbia bisogno di domandare nulla. Se proprio occorrerà qualche cosa, lo si chieda piuttosto con il suono di un segnale qualsiasi che con la voce. Nè ivi alcuno pensi di domandare qualche cosa sulla lettura o su un altro argomento, a meno che il superiore non voglia pronunciare brevi parole per edificazione.
 Il monaco lettore di settimana, prima di cominciare a leggere, beva un po' di vino per rispetto alla santa comunione e affinchè non gli riesca gravoso sostenere il digiuno; alla fine pranzi con gli addetti alla cucina e con i servienti. I monaci però non devono leggere o cantare in ordine di anzianità, ma solo quelli che possono edificare chi ascolta.


Benedetto da Norcia

domenica 27 maggio 2018

DALLA REGOLA: SEVERITA' E COMPRENSIONE NELL'EDUCAZIONE

Risultati immagini per san benedetto consegna la Regola all'abate giovanniCAP. 30 - La correzione dei fanciulli in età minore

Ogni età ed ogni intelligenza devono essere trattate in una maniera speciale. Perciò i fanciulli e gli adolescenti o anche quelli che non possono rendersi conto della gravità della scomunica, quando commettono qualche colpa, o siano puniti con digiuni prolungati o con gravi battiture, perchè si correggano.

CAP. 37 - I vecchi e i fanciulli

Benchè la stessa natura umana sia portata alla compassione verso queste età, cioè verso i vecchi ed i fanciulli, tuttavia anchwe per loro si faccia sentire l'autorità della Regola. Si abbia sempre presente la loro debolezza e non siano tenuti alla severità della Regola quanto all'alimentazione, ma si trattino con benevola discrezione e anticipino le ore dei pasti.





CAP. 45 - La correzione di quelli che sbagliano in coro

Se qualcuno, nel recitare salmo, responsorio, antifona o lezione, sbaglia e non si umilia lì davanti a tutti con una penitenza, sia sottoposto ad una pena più severa, pechè non ha voluto correggersi con umiltà dell'errore commesso per negligenza. I fanciulli, invece, per una tale colpa siano battuti

Risultati immagini per storie dalla vita di s. benedetto: il castigo del giovane monacoCAP. 46 - La correzione di quelli che sbagliano in qualsiasi altra cosa

Se qualcuno, mentre è occupato in qualsiasi lavoro, in cucina, nella dispensa, nei servizi, nel forno, nell'orto, in qualche attività o in qualunque altro posto causasse qualche danno o anche delle rotture o delle perdite oppure commettesse altre mancanze in qualsiasi modo, e non si presentasse subito davanti all'abate e alla comunità per darne spontanea soddisfazione e manifestare la sua colpa, qualora ciò fosse reso noto per mezzo di altri, sia sottoposto ad un castigo più severo. Se invece la causa della mancanza risiedesse nel segreto della coscienza, la manifesti solo all'abate o ai consiglieri spirituali più anziani, a chi insomma sappia curare le ferite proprie e altrui, senza scoprirle e manifestarle.


Benedetto da Norcia

sabato 26 maggio 2018

IL MAESTRO INTERIORE

AGOSTINO - Ma sull'utilità delle parole in generale, che, a ben considerarla, non è piccola, indagheremo un'altra volta, se Dio lo permette. Per ora, ti ho già invitato a non concederle più di quanto sia opportuno, perchè non solo ci creda, ormai, ma si cominci anche a capire la verità di ciò che è stato scfitto per solecitazione divina, che non dobbiamo chiamare nessuno maestro sulla terra, perchè l'unico maestro di tutti è nei cieli. Che cosa voglia dire poi "nei cieli", celo insegnerà egli stesso, dal quale siamo invitati atraveso gli uomini, con dei segni anche esteriori, a farci ammaestrare tornando interiormente a lui. Amarlo e conoscerlo è la via beata, che tutti gridano di cercare, ma pochi sono quelli che si rallegrano di avere veramente trovato. E ora vorrei che tu mi dicessi che cosa pensi di tutto il mio discorso. Se sai che le cose dette sono vere, ricevendo domande sulle mie singlole affermazioni, avresti potuto dire di saperle. Vedi dunque da chi le hai imparate: non da me, perchè avresti risposto a tutte le mie domande. Se invece non sai che sono vere, non abbiamo insegnato  nè io nè lui: io perchè non sono in grado di insegnare, lui perchè tu non sei ancora in grado di imparare.
ADEODATO - Io invece ho imparato, dall'invito delle tue parole, che l'uomo con le parole è solo sollecitato a imparare e che è molto poco ciò che del pensiero di chi parla appare tramite il linguaggio: se poi si dicano cose vere, lo insegna solo colui che, mentre parlava esteriormente, ci ha ricordato che abita nell'interiorità. Con il suo aiuto, lo amerò più ardentemente quanto progredirò nell'imparare. Tuttavia ti ringrazio per questo discorso che hai tenuto senza interruzione, soprattutto perchè ha prevenuto e dissolto tutte le obiezioni che ero pronto a farti.

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Sant'Agostino

A COSA SERVE IL LINGUAGGIO?

AGOSTINO - Secondo te, cosa vogliamo ottenere parlando?
ADEODATO - Per quel che ora mi viene in mente, insegnare o imparare.
AGOSTINO - Sono d'accordo su uno dei due e mi pare evidente, perchè è chiaro che parlando intendiamo insegnare; ma imparare, come?
ADEODATO - E come credi, se non interrogando?
AGOSTINO - Ma, anche anche in questo caso, vedo solo che intendiamo insegnare. perchè tu, ti domando, interroghi per un altro motivo, che non sia insegnare a colui che interroghi?
ADEODATO - Dici il vero.
AGOSTINO - Vedi dunque che con il linguaggio non desideriamo altro che insegnare.
ADEODATO -  Non lo colgo chiaramente:se infatti parlare non è altro che proferire parole, mi sembra evidente che lo facciamo anche quando cantiamo. Ma poi spesso cantiamo da soli e non è presente nessuno che impari, non penso che intendiamo insegnare qualcosa.
AGOSTINO - Io invece credo che ci sia un modo di insegnare tramite il richiamo alla memoria, e certamente importante, che ti indicherà l'oggetto stesso di questo nuovo discorso. Ma se tu ritieni che si impari ricordando e che chi fa ricordare insegna, non mi oppongo a te: stabilisco fin d'ora due fini del parlare, o per insegnare, o per ricordare ad altri o a noi stessi. Lo facciamo anche quando cantiamo; o non ti pare?

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San'Agostino

giovedì 24 maggio 2018

COME EDUCARE I FIGLI

Ascoltate questa, o padri: educate con grande impegno i vostri figli nella disciplina e nella ammonizione del Signore. La gioventù è come un essere che ha bisogno di molti guardiani, maestri, pedagoghi, servi e educatori; e volesse il cielo che dopo tante cure si possa tenerla a freno. La gioventù è come un cavallo indomito, come una fiera intrattabile. Se, quindi, sin da principio, cioè sin dai primi anni la portiamo a contenersi nei giusti limiti, non avremo in seguito più bisogno di grandi fatiche, ma l'abitudine loro farà da legge. Non permettiamo oro nessun di quegli atti che sono piacevoli e insieme dannosi, nè in queste cose cediamo loro per l'amore che loro portiamo.
Esercita l'anima del figlio [...] se l'anima è buona, gli averi a nulla gli gioveranno; se invece l'anima è bene e rettamente formata, la povertà non gli nuocerà. Tu lo vuoi lasciare ricco? Insegnali di essere buono; in tal modo egli sarà pure in grado di accrescere il patrimonio, e quando anche non facesse guadagni, non si troverà in peggiori condizioni di coloro che hanno gran possessioni. [...] 
E voi, o madri, prendetevi ugual cura delle figlie. Facile è per voi questa tutela: badate che siano casalinghe, avanti tutto però insegnate loro pietà, la modestia, che disprezzino il denaro e non animo esageratamente le acconciature e la moda.

Giovanni Crisostomo

ALLA SCUOLA DI GESU'

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In seguito, le parole: Si avvicinarono a lui i discepoli, vanno intese nel senso di scolari che pongono dei problemi al maestro, esaminando chi è il più grande nel regno dei cieli. Da questo pundo di vista i discepoli di Gesù sono certo da imitare: se mai tra noi non trovassimo risposta ad un quesito, con ogni concordia circa quel quesito, avviciniamoci a Gesù che è presente dove due o tre sono radunati nel suo nome, ed è pronto con la sua presenza, a seconda delle nostre capacità, ad illuminare i cuori di coloro che sinceramente vogliono mettersi alla sua scuola per la comprensione dei quesiti. Non è poi fuori luogo avvicinarsi anche ad uno dei maestri stabiliti da Dio nella Chiesa e porre a lui una domanda analoga: chi è dunque il più grande nel regno dei cieli?


Origene

IL LOGOS PEDAGOGO

Chiamiamo questo, con un unico nome a lui congeniale, Pedagogo. Il Pedagogo infatti ha a che fare con la guida pratica, non con l'indagine teorica, come pure il suo scopo è di rendere l'anima migliore e non di istruirla: egli guida ad una vita di virtù e saggezza, non di conoscenza.
Certamente questo stesso Logos è anche colui che istruisce, ma non ora. Quello che espone e manfesta le questioni dottrinali è il Logos istruttore; il Pedagogo invece, avendo finalità pratiche, ci ha dapprima esortati a disporre il nostro animo alla vita morale e adesso ci invita a mettere in atto i nostri doveri, dandoci direttive ineccepibili e mostrandoci gli esempi dei nostri predecessori che hanno fuorviato. E invece entrambi i metodi sono utilissimi: il metodo dell'incoraggiamento ci conduce all'obbedienza, mentre il secondo, che opera per mezzi di esempi, è anch'esso duplice, a somiglianza della duplicità testè menzionata. Da una parte ci spinge a imitare e scegliere il bene che l'esempio ci presenta, dall'altra a respingere e detestare il male che in esso figura.
Risultati immagini per cristo pantocratoreLa guarigione delle passioni ne consegue; il Pedagogo infatti, servendosi degli esempi incoraggianti, fortifica gli animi e con i suoi benevoli precetti - quasi fossero dolci farmaci - conduce verso ls piena conoscenza della verità quelli che erano stanchi e abbattuti. Salute e conoscenza invero non sono la stessa cosa: questa si acquista con l'apprendimento, l'altra con la cura guaritiva. E chi fosse ancora malato non potrebbe apprendere qualcosa di ciò che si insegna prima di aver riottenuto la completa salute [...] Ebbene, come coloro che sono malati nel corpo hanno bisogno di un medico, così gli infermi dell'anima necessitano di un Pedagogo, il quale guarisce le nostre passioni e poi ci guidi verso il Maestro, predisponendo la nostra anima ad essere pura e quindi capace di conoscenza, e ad essere in grado di accogliere in sè la rivelazione del Logos. Egli, il Logos amante degli uomini sotto ogni aspetto, è sollecito nel condurci alla perfezione tramite il cammino selvatico, e perciò adotta una tattca bella e appropriata per un' efficace educazione, invitandoci dapprima, poi guidandoci per mano, infine istruendoci.
Il nostro Pedagogo, o figli, assomiglia a Dio suo Padre, del quale è Figlio, senza peccato, irreprensibili e non toccato dalle passioni dell'anima: è Dio immacolato sotto forma di uomo, servitore della volontà paterna, Logos Dio, che è nel Padre ed è nella destra del padre, Dio anche nella forma. Egli è per noi l'icona senza macchia, a lui dobbiamo cercare con tutte le forze di rendere simile la nostra anima. Tuttavia, menrte egli è completamente libero dalle passioni umane e per questo è anche l'unico giudice, essendo l'unico senza peccato, noi dobbiamo invece sforzarci semplicemente di peccare il meno possibile,nella misura in cui vi riusciamo.


Clemente Alessandrino

LA SAPIENZA DIVINA

Tuttavia, tra i perfetti noi parliamo di sapienza, ma non di una sapienza di questo mondo, né dei principi di questo mondo che vengono distrutti, bensì parliamo di una sapienza di Dio avvolta nel mistero, che è stata nascosta, che Dio predestinò, prima dei secoli, per la nostra gloria, e che nessuno dei principi di questo mondo ha mai conosciuto: se infatti l'avessero conosciuta, non avrebbero crocifisso il Signore della gloria.
Ma come sta scritto:

Quelle cose che occhio non vide
e orecchio non udì
e in cuor d'umo giammai salirono,
queste Dio ha preparato a coloro che lo amano.

A noi però Dio le ha rivelate per mezzo dello Spirito, perché lo Spirito scruta tutto, anche le profondità di Dio.
Chi, fra gli uomini, infatti, conosce le cose dell'uomo, se non lo spirito dell'uomo che è in lui? Così anche le cose di Dio nessuno le conosce, se non lo Spirito di Dio.
Ora, noi non abbiamo ricevuto lo spirito del mondo, ma lo Spirito che viene da Dio, affinché conosciamo i doni che Dio ci ha dato; e di questi parliamo non con parole insegnate dalla sapienza umana, ma con quelle insegnate dallo Spirito, adattando agli spirituali cose spirituali. Ma l'uomo psichico non accetta le cose dello Spirito di Dio: sono infatti per lui una follia e non le può comprendere, perché si giudicano spiritualmente; lo spirituale invece giudica tutto e non è giudicato da alcuno.


dalle Lettere di San Paolo

LA CASA COSTRUITA SULLA ROCCIA E LA CASA COSTRUITA SULLA SABBIA

Risultati immagini per meister der ada gruppeChiunque viene a me, ascolta le mie parole e le mette in pratica, vi mostrerò a chi è simile. E' simile ad un uomo che fabbricò una casa, scavò, andò in profondità e pose le fondamenta sulla roccia. Essendo sopravvenuta un'inondazione, il fiume irruppe contro quella casa ma non poté scuoterla, perché era stata ben costruita. Chi invece ascolta e non mette in pratica è simile ad un uomo che edificò una casa sulla terra senza fondamento. Il fiume vi irruppe contro e subito crollò e grande fu la rovina di quella casa.

dal Vangelo di Luca

mercoledì 23 maggio 2018

EDUCAZIONE NELL'ISLAM

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I cinque pilastri dell'islam sono alla base dell'educazione del fedele musulmano. Il Corano è un codice religioso, giuridico, morale e sociale nel suo insieme, è anche un codice generale dell'educazione che riguarda sia gli adulti sia i bambini di una certa età. Le raccomandazioni e i divieti del Corano non sono infatti destinati al bambino immaturo.
L'islam raccomanda una formazione complessiva dell'essere umano: corpo, ragione, spirito, istinti e sentimenti. Si tratta dell'educazione armoniosa come preparazione alla vera vita nell'aldilà: le nozioni di bene e male devono essere inculcate in vista del giudizio divino finale.
L'educazione è dunque contraddistinta da un'impronta religiosa: bisogna infatti trasmettere fin dall'inizio due valori fondamentali, la fede e la conoscenza che si acquisiscono attraverso la rivelazione coranica.

MAOMETTO E L'ISLAM

 La nascita dell'islam si deve al profeta Maometto, egli riteneva di essere l'unico profeta e di essere davanti a Dio, o a qualunque altra figura.
Immagine correlataMaometto trasmetteva oralmente i versi del Corano, in cui i versetti infine venivano poi trascritti. Il Corano contiene precetti sulla società islamica e prefissa "i cinque fondamentali" di un credente mussulmano, i cosiddetti "CINQUE PILASTRI DELL'ISLAM":
  • la testimonianza di fede
  • le cinque preghiere quotidiane 
  • il pagamento dell'imposta coranica
  • Il pellegrinaggio
  • il digiuno
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IL MONDO ARABO PREISLAMICO: la tradizione orale

L'educazione e la cultura nell'Alto Medioevo sono caratterizzate dallo stretto rapporto con la religione. La civiltà araba si sviluppa nella penisola arabica grazie all'impulso dato da Maometto, il fondatore di una nuova religione monoteista: l'ISLAM.Prima della conversione all'islam, l'Arabia, un paese occupato in gran parte dal deserto, è abitata soprattutto da tribù nomadi dedite alla pastorizia: i BEDUINI si spostano continuamente portando con sè tutti i propri beni; i poemi preislamici hanno un carattere pedagogico.
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CARLO MAGNO: la scuola palatina

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Carlo Magno era riuscito a creare un Impero amministrativamente superiore ai vari regni barbarici, quindi nel determinarne le istituzioni prese ispirazione da ideali che sopravvissero per tutto il periodo medioevale. L'Imperatore capì la grande importanza rivestita dalla cultura e cercò di favorirne la diffusione con ogni mezzo, reintroducendo lo studio in modo da elevare il livello d'istruzione tra i popoli dell'Impero. Molte scuole pubbliche vennero aperte presso sedi vescovili e monasteri; in esse si insegnavano la lettura e la scrittura. In un secondo tempo gli studenti apprendevano la grammatica, la retorica e la dialettica; gli studi proseguivano poi con l'apprendimento dell'aritmetica, della geometria, della musica e dell'astronomia. Questo ordinamento degli studi portò l'Impero a dotarsi di una classe di burocrati colti e molto efficienti; tale ordinamento rimase in vigore fino agli inizi dell'età moderna.

GREGORIO MAGNO: la formazione del clero e l'educazione popolare

Man mano che la Chiesa diventa sempre più importante, sorge la necessità della formazione dei sacerdoti e dell'istruzione dei fedeli. Questi problemi sono al centro di alcune opere di Gregorio Magno, monaco benedettino e poi papa.
Immagine correlataEgli è considerato un divulgatore della religione cristiana e nella sua REGOLA PASTORALE detta i principi pedagogici per la formazione di chierici e vescovi.
Convinto sostenitore della formazione popolare, una volta eletto papa, in alcuni dei suoi numerosi scritti, ricorda ai suoi vescovi di proseguire la formazione religiosa del popolo, attraverso la predicazione.
Accanto alla cura per la semplificazione del linguaggio, un altro principio pedagogico importante è il ricorso alle immagini "perché gli analfabeti leggano, guardando sui muri, le cose che non sono in grado di leggere nei libri".

SEVERINO BOEZIO: le arti liberali e la filosofia

Immagine correlataLe arti liberali, che già erano state importanti nell'istruzione dei secoli precedenti, sono al centro delle riflessioni di Severino Boezio, il quale riserva loro vari trattati nella convinzione che nella difficile situazione dell'impero d'occidente si debba fare il possibile per conservare e tramandare la cultura, dando particolare importanza alle discipline scientifiche, il quadrivio, a suo avviso poco coltivate in occidente. Egli scrive una serie di opere dedicate a ciascuna delle discipline delle arti liberali.
Dopo aver composto i testi sulle arti del quadrivio, Boezio rivolge la sua attenzione alle arti del TRIVIO o del LINGUAGGIO. In particolare si occupa della dialettica, ossia delle regole per organizzare discorsi corretti, per far ciò approfondisce e commenta le opere di logica di Aristotele.







La dialettica si articola in tre fasi corrispondenti a tre diversi momenti del percorso formativo:
  • lo studio della parola, del suono e del significato
  • lo studio del valore logico della parola, ossia se essa indica una cosa o un suo attributo
  • lo studio della proposizione, intesa come unione logica delle parole e dei rapporti tra le diverse proposizioni 

SANT'AGOSTINO E "IL MAESTRO INTERIORE"

Immagine correlataAgostino ritiene che i modelli educativi e culturali classici possano essere pericolosi se utilizzati solo per sé, ma si rivelino utili se inseriti in una prospettiva cristiana. Egli promuove una collaborazione tra ragione e fede, al punto di affermare: "credi per conoscere, conosci per credere".
La fede è il punto di partenza fondamentale, senza il quale non si può neanche intraprendere il cammino della conoscenza, ma successivamente è la conoscenza a consolidare la fede.
Nelle Confessioni, la sua opera autobiografica, Agostino delinea la sua concezione di un insegnamento fondato sulla curiosità e sull'interesse dell'allievo e non sulla costrizione.
Agostino ricevette da lei un'istruzione cristiana e fu iscritto fra i catecumeni. Una volta, quando era molto malato, chiese il battesimo, ma, essendo presto svanito ogni pericolo, decise di differire il momento della ricezione del sacramento, adeguandosi ad una diffusa usanza di quel periodo. La sua associazione con "uomini di preghiera" lasciò tre grandi concetti profondamente incisi nella sua anima: l'esistenza di una Divina Provvidenza, l'esistenza di una vita futura con terribili punizioni e, soprattutto, Cristo il Salvatore.





lunedì 14 maggio 2018

I primi apologisti della Patristica latina: MINUCIO FELICE e TERTULLIANO CONTRO LA CULTURA PAGANA

La Patristica latina presenta accenti molto diversi nei confronti della filosofia pagana. Infatti i Padri latini non sono molto attratti dalla filosofia. Dall'altra parte la loro formazione è più di carattere giuridico che filosofico.
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In questo contesto, il primo critto a favore dei cristiani è il dialogo OTTAVIO, scritto da Minucio Felice il quale ha lasciato duri attacchi contro i filosofi greci.


Una posizione estrema è quella di Tertulliano secondo il quale è la fede e non la ragione l'unico mezzo per raggiungere la verità. Nell'opera intitolata APOLOGETICO nega ogni possibile somiglianza tra filosofia e cristianesimo.

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CRISTIANESIMO E FILOSOFIA


Il cristianesimo si trova ad affrontare una doppia sfida: l'accusa di essere una fede pericolosa per la stabilità dell'impero e le diverse interpretazioni dello stesso messaggio cristiano.
Dal II secolo dopo Cristo compaiono le prime scuole cristiane che insegnano anche elementi di filosofia greca. Una delle più importanti scuole sorge ad Alessandria d'Egitto, le attività svolte nella scuola sono le sette arti liberali e vengono fatte conferenze su temi religiosi. L'educazione prevede due livelli formativi: uno per incipienti che vengono preparati per il battesimo (per i cristiani è una testimonianza pubblica di fede) e  uno per competenti, per i quali si cura una preparazione più approfondita.
Risultati immagini per bibbiaAl sacerdote viene affidato il compito educativo.


LA PRIMA EDUCAZIONE CRISTIANA E L'IMPORTANZA



Inizialmente il cristianesimo era basato sul rapporto personale, un'educazione informale portata avanti dai padri apostolici: autori che si sono ispirati all'insegnamento degli apostoli.
Nell'ottica cristiana l'educazione è rivolta a tutti e quello cristiano è un messaggio universale che, attraverso un rinnovamento interiore vuole condurre la salvezza dell'anima. Il messaggio è incentrato sull'amore per gli altri e gli uomini necessitano di una guida ovvero Cristo stesso, gli apostoli e i sacerdoti. 
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SENECA E L'AUTOEDUCAZIONE INTERIORE


Risultati immagini per senecaSeneca rappresenta un diverso orientamento: egli mira alla cura di sé e all'autoeducazione interiore attraverso la filosofia.
Nelle Lettere a Lucilio, Seneca sostiene la necessità di migliorare se stessi dal punto di vista morale, seguendo l'esempio delle persone virtuose ed esaminando le esperienze personali.
Egli critica anche l'educazione fine a se stessa, dicendo che è sbagliato dedicarsi allo studio senza mirare alla propria crescita interiore. Definisce la figura del saggio come colui che controlla le proprie passioni con l'uso della ragione e accetta il proprio destino.
Critica anche le ricchezze e i beni materiali a favore dei beni spirituali e dello sviluppo etico dell'individuo.
Il suo pensiero è quindi rivolto al percorso di autoeducazione che ciascuno deve compiere.


QUINTILIANO E L'EDUCAZIONE IN ETA' IMPERIALE



Quintiliano fu il più importante autore che si occupò di pedagogia in età imperiale. 
Egli lasciò un'opera, la "Institutio oratoria", con la quale intende ridare all'arte oratoria un fondamento culturale. Lo scopo di Quintiliano è formare il "bonus orator", ed egli compone un'opera sull'educazione complessiva dell'oratore. L'Institutio oratoria esponegli aspetti dell'istruzione primaria e grammaticale.
Successivamente amplia il discorso fino all'attività dell'oratore adulto, i caratteri ideali dell'oratore sono l'onestà, abilità nel parlare e la preparazione filosofica.
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La riflessione di Quintiliano prende in considerazione le modalità di insegnamento e la figura del maestro, la sola natura è sufficiente per un oratore medio, per essere un oratore perfetto è determinante l'educazione.
Egli fu l'unico del suo tempo a pronunciarsi contro le punizioni corporali e le frustate.
Fornisce un ritratto del MAESTRO IDEALE, che deve: 
  • essere pratico, positivo e morale
  • essere sensibile e coinvolgente con gli studenti
  • rendere l'insegnamento naturale e divertente
  • adeguare il metodo all'indole dell'allievo
  • spronare con la lode che con le punizioni
  • concedere svago e gioco
Invece lo STUDENTE IDEALE deve sviluppare nei confronti dell'insegnante un sentimento di obbedienza e di amore.



CICERONE

Immagine correlataCicerone è una delle figure più rappresentative della romanità: uomo politico, filosofo,oratore, e scrittore.
Il suo apporto è stato determinante nell'ellenizzazione della cultura latina, un processo che ha interessato anche la pedagogia romana.
Egli si sofferma soprattutto sull'istruzione superiore in vista della formazione dell'oratore, nella quale devono confluire erudizione ed etica.


IL MONDO E' ORDINATO

E allora ella: "Ritieni tu che questo mondo sia mosso dal caso cieco e fortuito, oppure credi che vi sia in esso un qualche governo r...